Il Madonnaro

Nel 1977, il poeta Ottaviano Giannangeli nel saggio I paesaggi tra storia e devozione di Vito Giovannelli definisce l’incisore capursese madonnaro (cfr. Quaderno d’arte n 2 inserito nel XX volume della Settembrata Abruzzese). Da quella data l’attributo di madonnaro è rimasto indelebilmente associato al nome dell’ artista.

 

  • Tavola  1 di 7 - © Vito Giovannelli - Le opere riprodotte non corrispondono alle reali dimensioni delle matrici Tavola  2 di 7 - © Vito Giovannelli - Le opere riprodotte non corrispondono alle reali dimensioni delle matrici Tavola  3 di 7 - © Vito Giovannelli - Le opere riprodotte non corrispondono alle reali dimensioni delle matrici Tavola  4 di 7 - © Vito Giovannelli - Le opere riprodotte non corrispondono alle reali dimensioni delle matrici Tavola  5 di 7 - © Vito Giovannelli - Le opere riprodotte non corrispondono alle reali dimensioni delle matrici Tavola  6 di 7 - © Vito Giovannelli - Le opere riprodotte non corrispondono alle reali dimensioni delle matrici Tavola  7 di 7 - © Vito Giovannelli - Le opere riprodotte non corrispondono alle reali dimensioni delle matrici

 

Ma, Vito Giovannelli, beninteso, non ha mai realizzato madonne su marciappiedi o su strade asfaltate, avvalendosi del mezzo del fregazzo; tecnica certamente a lui nota se tengo presente la notizia che, sin da bambino, realizzava, con gessetti o carbonella, sul marciapiede antistante la chiesa madre di Capurso, pecore e pastori o delineava profili di personaggi caratteristici del suo paese o disegnava scene cavalleresche tratte dal romanzo Guerin Meschino, di Andrea Da Barberino. Le sue madonne, va subito precisato, non sono pastellate con gessetti di vario colore su pavimentazioni urbane, ma sono incise ed impresse a mano su supporti cartacei. Per taglio xilografico, le sue Marie non si discostano da quelle incise dai madonnari della scuola salentina, che ebbe il principale centro di produzione in Galatone, né da quelle prodotte a Napoli dalla scuola di San Biagio dei Librai o dalle xilografie sacre edite da Epinal, in Francia La definizione data da Giannangeli credo derivi dal fatto che Vito Giovannelli di madonne ne ha incise tante.

Lo attestano autorevoli saggi dedicati a queste sue opere. E cito per tutti il consistente volume di Rino Panza la Madonna negli ex libris diVito Giovannelli ( Ed Stauros, Pescara,1989 ). Secondo Panza la spiegazione della realizzazione di tante madonne è da ricercare nel fatto che Vito “ ha trascorso l’infanzia e la prima giovinezza all’ombra di un famoso santuario mariano:quello della Madonna Del Pozzo, nella natia Capurso, in terra di Bari (Panza,op. cit.,p. 9). Per questa motivazione Giovannelli non è rimasto” insensibile al richiamo della figura di Maria”(Panza,op.cit. ibidem). La madonna, precisa Rino Panza,”viene vista da Giovannelli precipuamente nella veste di madre, quasi sempre con il figlio in braccio, in atteggiamento di ieratica maestà o di tenera sollecitudine” (Panza,op. cit. ibidem). Anche Giuseppe Mirabella, critico esperto di ex libris, nella presentazione al volume di Panza ha sottolineato:” non è la prima volta che Vito Giovannelli. assume un soggetto sacro a tema della sua opera grafica.

Già molti anni sono passati,da quando le sue xilografie, con immagini di santi e madonne,venivano divulgate fra il popolo in paesi festanti in occasione di feste popolari”. La figura della Madonna, continua Mirabella.”è particolarmente sentita dall’ artista. I volti giovani di Maria sono sempre intrisi di una vissuta spiritualità. Gli occhi sono profondi e marcati, lo sguardo materno è rivolto agli uomini più che al cielo o mira il bambin Gesù, stretto fra le braccia. Sono Madonne tacite, riflessive, assorte in preghiera, a volte tristi… Ma ci sono anche Madonne semplici… Madonne del popolo, stanche e dolci. I mantelli sono trapunti di ori e stelle, i vestiti vanno dalla sontuosità bizantina ai broccati rinascimentali, sul capo aureole e corone tradizionali. Le spalle sempre scese riproducono i tratti delle labbra nell’espressione del dolore e della tristezza. L’espressività del volto si realizza appieno negli ex libris dove i vestiti e le ornamentazioni scivolano in secondo piano. …Nel rettangolo exlibristico colpisce la gentilezza del segno addolcito e rotondo, che si sviluppa dall’aureola al capo fino alla linea delle spalle. Mirabili per intensità ed espressività,come dice Rino Panza, che ha curato la raccolta, sono gli ex libris di Erika Daniel e Maurizio Di Giovine”(cfr.Mirabella,presentazione al volume di Panza, op. cit. pp. 7,8).A proposito della Madonna incisa per il giornalista e critico Di Giovine aggiungo che Giovannelli in questa incisione ha creato il suo capolavoro, spingendo i limiti del suo taglio xilografico, ancora fermo agli impianti di epoca romantica, in una sorprendente divisione di bianco puro e di nero intenso. Inoltre, come sottolineato dal critico Andrea Disertori, nelle sue xilografie “il tratto marcato e forte, il netto contrasto fra bianco e nero rendono il disegno potente e di immediata lettura. Questa essenzialità xilografica aggiunge al suo valore estetico un pregio tecnico da non sottovalutare: senza alterarne l’integrità, consente ai legni, incisi a larghi contorni,di venir stampati sulle più varie superfici cartacee in un numero assai elevato di esemplari.” Andrea Disertori, inoltre, ha inserito le opere di Vito Giovannelli. nel volume Ex libris, Artisti italiani della seconda metà del Novecento” pubblicato, nel1989, da Hoepli”. Nel 1990, l’architetto Disertori in collaborazione con sua moglie Anna Maria Necchi ha dedicato a Vito Giovannelli. uno splendido volume sugli ex libris parlanti.

Sicuramente, per questi meriti artistici, Giovannelli si è guadagnato l’ingresso nel prestigioso catalogo Gutenberg e nella raffinatissima enciclopedia edita, in Portogallo, dal maestro di arti grafiche Da Mota Miranda. Eppure, nonostante titolari di cattedre di prestigiose accademie italiane abbiano assegnato tesi di laurea sul madonnaro capursese, di Vito Giovannelli restano ancora da studiare i suoi segnalibri. Mi piace chiudere questa nota critica su Vito Giovannelli. riportando una lettera dell’illustre critico Egisto Bragaglia, inviata da Bolzano il 22 febbraio del 2007: Caro prof. Vito Giovannelli, non ho il piacere di conoscerla personalmente, però ho seguito con attenzione il percorso della sua fervida attività creativa ed espositiva nel settore exlibristico, apprezzando la sua straordinaria capacità di sintesi, il suo segno forte e sicuro, l’eleganza classica delle sue composizioni e le sue spiccate vocazioni per il misticismo, la musica e le tradizioni abruzzesi. Nel periodo della mia iniziazione alla cultura exlibristica, subito dopo il 1985, Giuseppe Cauti, che ne è insigne promotore, mi ha inviato in regalo una generosa tiratura di un suo ex libris intestato a mio nome, che mi è molto caro perché rappresenta un Santo nello stile usato nei secoli scorsi dagli artisti sudtirolesi. Ho letto numerosi saggi dedicati alle sue creazioni exlibristiche nelle riviste del settore in Italia e all’estero e negli ultimi anni ho anche seguito la sua fiorente attività nelle cronache del Web, attendendo un’occasione propizia e non marginale per testimoniarle la mia ammirata stima. L’ho trovata nel corso della presentazione alla mostra del concorso della Tipoteca Italiana, quando la Biblioteca di via Senato di Milano mi ha chiesto di presentare una mostra di ex libris italiani del Novecento,corredandola con una sintetica storia di quel periodo. Mi è stato anche prescritto di selezionare soltanto 64 artisti, un numero assai modesto se si tiene conto che sono quasi mille gli artisti italiani che nel secolo scorso si sono dedicati all’ex libris. Assieme ai giganti degli anni Venti e Trenta- De Carolis, Martini e via dicendo- ho deciso che anche lei meritava di essere incluso in quella sintesi storica, per la forza icastica delle sue xilografie, per la nitida eloquenza del disegno e per le tematiche che rivelano un carattere illuminato da forte spiritualità, oltre che da un amore vibrante per la natura e per le tradizioni della sua terra…. Cordialmente la saluto e auguro buon lavoro.

 

Miriam Mari